Ricevo e pubblico:
Il martirio di Shahbaz Bhatti
testimoniato dal fratello Paul
Tele Maria
Ancona,
domenica 20 luglio 2014
In
svolgimento in Ancona presso il PARCO
POSATORA
LA
12a EDIZIONE DELL'AVVENIMENTO IN PIAZZA
organizzato da FIDES VITA -
www.fidesvita.org
(18-20 luglio 2014) -
Nella
serata di venerdì 18 luglio
LA
TESTIMONIANZA DI PAUL BHATTI SUL
MARTIRIO DEL FRATELLO SHAHBAZ - GUARDA
IL VIDEO
della
testimonianza nella programmazione
odierna di Tele Maria
GUARDA IL VIDEO cliccando sull'indirizzo
seguente:
https://www.itstream.tv/
play/MjcxNDg
IL
TESTAMENTO SPIRITUALE DI SHAHBAZ BHATTI
Quella
che segue è una testimonianza di Shahbaz
Bhatti, il ministro pachistano per le
Minoranze religiose ucciso il 2 marzo da
un commando di fondamentalisti islamici
che lo hanno "punito" perché cercava di
modificare la Legge sulla blasfemia che
in 25 anni di applicazione è costata la
vita a centinaia di cristiani. Il testo
è tratto da "Cristiani in Pakistan.
Nelle prove la speranza", Marcianum
Press 2008.
"Il mio
nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una
famiglia cattolica. Mio padre,
insegnante in pensione, e mia madre,
casalinga, mi hanno educato secondo i
valori cristiani e gli insegnamenti
della Bibbia, che hanno influenzato la
mia infanzia.
Fin da
bambino ero solito andare in chiesa e
trovare profonda ispirazione negli
insegnamenti, nel sacrificio, e nella
crocifissione di Gesù. Fu l’amore di
Gesù che mi indusse ad offrire i miei
servizi alla Chiesa. Le spaventose
condizioni in cui versavano i cristiani
del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un
venerdì di Pasqua quando avevo solo
tredici anni: ascoltai un sermone sul
sacrificio di Gesù per la nostra
redenzione e per la salvezza del mondo.
E pensai di corrispondere a quel suo
amore donando amore ai nostri fratelli e
sorelle, ponendomi al servizio dei
cristiani, specialmente dei poveri, dei
bisognosi e dei perseguitati che vivono
in questo paese islamico.
Mi sono
state proposte alte cariche al governo e
mi è stato chiesto di abbandonare la mia
battaglia, ma io ho sempre rifiutato,
persino a rischio della mia stessa vita.
La mia risposta è sempre stata la
stessa: «No, io voglio servire Gesù da
uomo comune». Questa devozione mi rende
felice. Non voglio popolarità, non
voglio posizioni di potere. Voglio solo
un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la
mia vita, il mio carattere, le mie
azioni parlino per me e dicano che sto
seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è
così forte in me che mi considererei
privilegiato qualora — in questo mio
battagliero sforzo di aiutare i
bisognosi, i poveri, i cristiani
perseguitati del Pakistan — Gesù volesse
accettare il sacrificio della mia vita.
Voglio
vivere per Cristo e per Lui voglio
morire. Non provo alcuna paura in questo
paese. Molte volte gli estremisti hanno
desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi
hanno minacciato, perseguitato e hanno
terrorizzato la mia famiglia. Io dico
che, finché avrò vita, fino al mio
ultimo respiro, continuerò a servire
Gesù e questa povera, sofferente
umanità, i cristiani, i bisognosi, i
poveri.
Credo che
i cristiani del mondo che hanno teso la
mano ai musulmani colpiti dalla tragedia
del terremoto del 2005 abbiano costruito
dei ponti di solidarietà, d’amore, di
comprensione, di cooperazione e di
tolleranza tra le due religioni. Se tali
sforzi continueranno sono convinto che
riusciremo a vincere i cuori e le menti
degli estremisti. Ciò produrrà un
cambiamento in positivo: le genti non si
odieranno, non uccideranno nel nome
della religione, ma si ameranno le une
le altre, porteranno armonia,
coltiveranno la pace e la comprensione
in questa regione.
Voglio
dirvi che trovo molta ispirazione nella
Sacra Bibbia e nella vita di Gesù
Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio
Testamento, i versetti della Bibbia e la
parola del Signore e più si rinsaldano
la mia forza e la mia determinazione.
Quando rifletto sul fatto che Gesù
Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha
mandato il Suo stesso Figlio per la
nostra redenzione e la nostra salvezza,
mi chiedo come possa io seguire il
cammino del Calvario. Nostro Signore ha
detto: «Vieni con me, prendi la tua
croce e seguimi».
I passi
che più amo della Bibbia recitano: «Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato, nudo
e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a
trovarmi». Così, quando vedo gente
povera e bisognosa, penso che sotto le
loro sembianze sia Gesù a venirmi
incontro.
Per cui
cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme
ai miei colleghi, di portare assistenza
ai bisognosi, agli affamati, agli
assetati.
Credo che
i bisognosi, i poveri, gli orfani
qualunque sia la loro religione vadano
considerati innanzitutto come esseri
umani. Penso che quelle persone siano
parte del mio corpo in Cristo, che siano
la parte perseguitata e bisognosa del
corpo di Cristo. Se noi portiamo a
termine questa missione, allora ci
saremo guadagnati un posto ai piedi di
Gesù ed io potrò guardarLo senza provare
vergogna".
SHAHBAZ BHATTI
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